Mamma ti sfido

Quando ero piccola mio padre ripeteva sempre una frase che mi è rimasta impressa: “Figli piccoli, problemi piccoli. Figli grandi, problemi grandi.” Solo ora che sono mamma inizio a capirne davvero il significato!

Arriva per tutti, quel momento in cui, il proprio figlio o la propria figlia (che sta crescendo e che inizia ad avere sempre più coscienza del proprio Io) prova “fin dove può giungere la sua determinazione”, a discapito magari di ciò che il genitore in quel momento sta negando. Così un bambino, che magari poco prima accettava più facilmente un rifiuto, ora si impunta e arriva a determinare la sua richiesta nel modo in cui in quel momento gli viene più facile o diretto. Naturalmente non sempre sono modi consoni o tranquilli, ma lui, deve ancora imparare. Quello che sa, è che vuole quella cosa e prova a pretenderla in ogni modo. Ed ecco che, il genitore, si trova in difficoltà, ed accade spesso che, prenda strade e decisioni sbagliate, che sul momento possono sembrare giuste e facili, ma che non aiutano il bambino nella sua corretta crescita.

Nella mia esperienza di mamma, noto, come i miei figli, caratterialmente diversi, attraversino le varie fasi dello sviluppo. E, proprio la diversità che li contraddistingue, mi porta a cercare di trovare il giusto approccio specifico per ognuno di loro. Cosicchè, la fase del momento, può essere la stessa, ma il modo di affrontarlo diverso. Ecco perché, ogni genitore, che conosce bene il proprio figlio, deve imparare a cercare l’approccio giusto. Ciò che generalizza il metodo , però, è sicuramente, la ricerca del dialogo costruttivo e la pazienza ( tanto spesso agognata) da parte nostra.

Ed ecco che, nostro figlio, pretende quella cosa che noi stiamo negando, usando i mezzi che ha a disposizione, provando per l’appunto ad usarli tutti. Ci ritroviamo davanti un bambino che urla arrabbiato, magari violento. E non importa se siamo a casa, o al supermercato o tra amici, la situazione si presenta all’improvviso e noi dobbiamo risolverla. In quel momento ci troviamo davanti tre scelte:

  • Usare le maniere forti
  • Dare ciò che si vuole se è possibile, anche se si è contrari
  • Provare a gestire la situazione con il dialogo o a distrarlo se troppo piccolo

In genere, le prime due vie, sono le più facili e spesso le più percorse. Anche perché, ci troviamo in una società che spesso non appoggia i genitori e che vorrebbe i bambini tutti perfetti e omologati. In questo modo la madre o il padre si sentono in difetto, e attuano soluzioni veloci e senza riflettere, per bloccare il comportamento sbagliato del momento. Oppure, presi dai loro impegni, che magari non permettono perdite di tempo, cedono facilmente. Tutto questo, risolve temporaneamente il problema , ma non aiuta il figlio nella crescita e lo conduce in un direzione sbagliata: la situazione si ripresenterà quanto prima!

Ma allora come procedere?

La prima cosa importante, da fare assolutamente, è il lavoro sui noi stessi. Dobbiamo essere pronti a gestire la nostra frustrazione del momento e anche la rabbia che può far capolino. Perché entrambi sono sentimenti ed emozioni che proviamo. Ciò che dobbiamo fare, è usarle per risolvere il problema nel modo giusto. Noi, da adulti, provando a fare tutto ciò, diamo il buon esempio e, abbiamo già fatto metà del lavoro.

Lo so che non è facile e, detto tra noi, non sempre ci si riesce , ma, per il bene dei nostri figli e per la loro giusta crescita, è ciò che dobbiamo impegnarci a fare. E’ ciò che veramente ci serve e ci servirà a gestire tutto. Che poi, in realtà serve a gestire meglio ogni situazione che ci presenti la vita!

Ciò che veramente dobbiamo insegnare a i nostri figli, è che le emozioni fanno parte di noi! Che è normale provarle. Loro, piccoli, non riescono ancora a gestirle. Dobbiamo essere noi, a provare a indirizzarli.

Iniziamo innanzitutto a cercare di riconoscerle. Chiediamo al bambino se si sente arrabbiato e non neghiamogli questo sentimento. Aiutiamolo a capire che è giusto che lui si senta così e che ci dispiace che ne soffra. Proviamo, attraverso parole semplici a costruire un dialogo. Ascoltiamolo e accettiamolo nelle sue emozioni. Cerchiamo di confrontarle con le nostre e, in maniera pacata, ma decisa, cerchiamo, guardandolo negli occhi, di farlo sentire accolto.

“La mamma è qui con te”

“Lo so che in questo momento sei molto arrabbiato”

“Ti capisco”

“Troviamo insieme una soluzione”

“Mi dispiace che stai soffrendo”

Sono esempi di frasi che, possono aiutarci a metterci nella giusta posizione di approccio. A metterci in contatto con il bambino per iniziare, con lui e per lui, un dialogo costruttivo. Non pensiamo che, dire sempre di si o dire sempre di no, faccia di noi buoni o cattivi genitori. Genitori lo si diventa e genitore si cresce!

Quando il nostro bambino proverà a sfidarci, ad andare contro di noi, fisicamente o verbalmente, cerchiamo di pensare prima di agire o di parlare. Cerchiamo, se possibile, di essere da soli, o comunque, di calarci alla sua altezza per guardarlo bene negli occhi. Cerchiamo di approcciarci a lui con voce e sguardo decisi e allo stesso tempo accoglienti. Facciamo attenzione anche ai nostri movimenti. Cerchiamo di mantenere la calma, anche se dall’altra parte troviamo un muro. Spieghiamo, dopo averlo ascoltato, le nostre motivazioni e proviamo a trovare insieme delle soluzioni. Se il momento non permette tutto questo, cerchiamo di trovare una soluzione che plachi momentaneamente il tutto, affrontando però il discorso appena possibile.

I bambini imparano da ogni piccola o grande esperienza che vivono. Sono come delle piccole piantine, sta a noi innaffiarle e farle crescere bene. Se occorre, bisogna raddrizzarle, altrimenti, con l’andar del tempo, crescono storte e possono anche spezzarsi…

Se il bambino è molto piccolo e non possiamo affrontare bene un dialogo, cerchiamo di rimanere saldi nelle nostre posizioni ma di farlo sentire accolto dal nostro affetto. Prontiamoci però a distrarlo attirando la sua attenzione su qualcos’altro.

Più i miei bambini crescono e più mi rendo conto di quanto la pratica sia difficilissima spesso da attuare. Ma io ci provo, mi sforzo, ogni giorno. E non lo faccio per me, ma per loro, per il loro futuro.

Per gli uomini che un giorno saranno.

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Mamme e capricci

C’è una cosa che a noi mamme a volte fa stancare veramente più di qualsiasi altra cosa: i capricci!

Perché li amiamo con tutto il nostro cuore, ma a volte vorremo scappare chissà dove quando iniziano!

Chi non lo ha mai pensato?

È importante innanzitutto distinguere tra capricci e bisogni. I neonati o i bambini piccoli ad esempio non fanno i capricci. Quante volte ci siamo sentite dire: lascialo stare, piange perché fa i capricci! Non sono capricci, i bambini piccoli piangono e vogliono essere presi in braccio per soddisfare un bisogno, che sia nutritivo o affettivo, ma pur sempre un bisogno!

Crescendo iniziano a formare il loro “Io”, iniziano a plasmare il loro carattere e a “provare fin dove possono arrivare”.

Iniziano a puntare i piedi e ad opporsi di proposito, fa parte della loro crescita.

Ed è vero che ci sono momenti in cui ci mettiamo le mani ai capelli, momenti in cui vorremmo solo tapparci le orecchie e urlare di smetterla. Ma purtroppo facendo così otteniamo solamente l’effetto contrario a ciò che vorremmo.

Non è facile, non è facile per niente e qualsiasi genitore lo sa.

Esistono bambini più vivaci e meno vivaci ma non esistono bambini buoni o cattivi. Esistono solo bambini che crescono e sta a noi guidarli in questa loro delicatissima fase. Sta a noi indirizzarli nel modo giusto e sulla strada giusta.

Ma come? Di sicuro non con la violenza!

Un genitore che picchia un figlio non sta facendo altro che far capire al bambino che le cose si risolvono con la violenza. Non solo, il bambino non capisce il suo errore, capisce solo che se fa quella determinata cosa il genitore alzerà le mani, ma non capisce il reale motivo del perché quella cosa non va fatta! In questo caso stiamo solo crescendo un bambino violento e abituato ad alzare le mani per risolvere i problemi!

E allora come fare?

Intanto respiriamo, molto spesso ci facciamo prendere dalla furia del momento e non ci accorgiamo che innervosendoci ed urlando contro otteniamo solamente effetti sbagliati e peggioriamo la situazione.

E sicuramente di fronte ci troveremo un “muro” più o meno alto ma cerchiamo piano piano di scalarlo.

Come? Con la pazienza.

Eh si, lo so che viene meno! Ma è giusto sapere che i bambini non riescono come noi a indirizzare le emozioni nel modo giusto. Crescendo impareranno a farlo. Ma al momento sta a noi aiutarli a capire.

È questo che dobbiamo ricordare quando ci troviamo nel bel mezzo di un capriccio.

I bambini poi sono anche il nostro specchio. Ci guardano, ci osservano, ci imitano, ci copiano, più di quanto noi possiamo immaginare. Noi siamo il loro primo esempio di vita.

Giulio ha due anni ed è ancora piccolino, inizia a fare i suoi primi capricci e ad imputarsi se sente un “no” ma basta una coccola ed un gioco per distrarlo.

Francesco invece ha cinque anni, con lui da un pó è iniziata la fase più difficile e non vi nego che sono capitati momenti in cui mi sono sentita persa. Ma ogni volta la soluzione è sempre la stessa: cercare di calmarlo parlandogli e abbracciandolo per riportarlo piano piano alla ragione. Molto spesso mi capita di faticare maggiormente a controllare i suoi capricci dati dalla stanchezza, ma piano piano alla fine riusciamo.

Tutti i genitori sbagliamo, ma l’importante è capire il nostro errore e cercare di non rifarlo, per migliorarci, per riuscire a guidarli nel modo giusto.

Ciò che è importante sapere penso sia che se c’è un metodo vero è quello dell’amore!

Abbracciamoli, ascoltiamoli, guardiamoli negli occhi.

Ricordiamoci sempre che i nostri figli sono e saranno il nostro riflesso nel mondo.

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