Mamme e babywearing

Per un neonato esiste un solo posto al mondo in cui si sente completamente al sicuro: sul cuore della sua mamma. Di lei ricorda il suono della sua voce, il battito del suo cuore che sentiva chiaramente dentro lei. Appoggiato sul suo petto il piccolo si sente a casa. Come se ritornasse in quell’unico posto che lo ha protetto per nove mesi: dentro la sua mamma.

Il babywearing non fa altro che favorire tutto ciò.

Quando Francesco era piccolo non conoscevo il mondo del portare, ne sono venuta a conoscenza prima della gravidanza di Giulio. Mi sono informata perché desideravo portarlo, sia per tutti i benefici che dava al bambino e sia perché mi avrebbe aiutata molto. E così è stato. Ho portato Giulio fin dall’inizio, prima con una fascia elastica e poi dopo i sei mesi, dovendola cambiare perché ormai il piccolo era pesante e quella non lo reggeva più, ho optato per un marsupio ergonomico. La scelta era tra una fascia rigida o un marsupio. La seconda mi sembrava più pratica e così è stato. Non me ne sono mai pentita. Fascia prima e marsupio dopo mi hanno aiutata tantissimo. Quante volte Giulio si è addormentato lì dentro e quante volte l’ho usata per andare a scuola con entrambi i miei figli con la praticità di avere le mani libere per tenere Francesco! Ma anche Biagio ha portato Giulio ed è stato bello vedere il bambino appoggiarsi a lui e tranquillizzarsi.

A volte purtroppo si fanno delle scelte sbagliate, scegliendo un marsupio non ergonomico che non favorisce ne la posizione corretta del bambino e ne il benessere della mamma, in quanto il peso non è correttamente bilanciato. Il bambino, per essere portato in posizione corretta innanzitutto non deve mai essere messo fronte mondo davanti.

Le posizioni corrette sono queste:

Se notate le gambe sono messe a “ranocchietta” soprattutto quando è piccolissimo. Quando il bambino cresce ed è ben dritto sulla schiena si può iniziare a portarlo dietro, come uno zainetto. La posizione del bimbo sarà la stessa ma sistemato dietro. Se il peso è correttamente bilanciato e il bambino messo in modo corretto, la mamma o chi lo porta non ne risente e il bimbo è comodissimo.

Ho portato Giulio fino alla fine dell’anno scorso, prima che iniziassero le vacanze di Natale. All’inizio di quest’anno ha scoperto il piacere di camminare e non vuole essere preso nemmeno in braccio! Io ho lasciato fare.

Mamme portate i vostri bambini e non abbiate mai paura di assecondare i loro bisogni. Cresceranno e andranno per la loro strada con il cuore sereno.

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Mamme e allattamento

Esiste un viaggio, un’emozione che per molti aspetti può essere paragonata alla gravidanza, anche se diverso: l’allattamento. Quando un bambino nasce, non sa di essere nato, l’unico ricordo chiaro e familiare che conosce è il battito del cuore della sua mamma, insieme alla sua voce. Ecco perché, appena nato, una volta messo nel petto della madre si tranquillizza. E accade una cosa meravigliosa, il piccolo d’istinto cerca il suo seno. Ed è da li che parte questa nuova avventura non sempre in discesa, spesso in salita e piena di ostacoli. Ma non tutte le mamme riescono ad allattare i propri piccoli. Sono tanti i motivi per cui non si allatta. Io voglio solo dire a queste mamme che siamo tutte mamme allo stesso livello. Che non esistono mamme di serie A e di serie B, ne per i parti e ne per l’allattamento. Queste mamme che non riescono ad allattare o non possono per vari motivi o altro, possono essere mamme anche migliori di chi allatta. Ciò che conta è il bene dei propri figli. E ciò che conta è anche e soprattutto la serenità di una mamma. Perché una mamma felice e tranquilla significa un bambino altrettanto felice e tranquillo.

Quando è nato Francesco desideravo allattarlo ma le cose non sono andate esattamente come volevo io. Non sono stata aiutata in questo, anzi le mie idee si confondevano sempre di più. Ciò che mi ha aiutata è stata sicuramente la mia testardaggine e il fatto che io nonostante tutto non mollassi mai definitivamente e continuassi a provarci. Francesco aveva già un mese quando un pediatra, a cui devo veramente l’allattamento dei miei figli, mi disse: “Signora scelga, o il suo latte o il latte artificiale!” Ricordo perfettamente la gioia mista a sorpresa di quel momento: io non credevo che il mio corpo potesse veramente nutrire il mio bambino perfettamente, come lo era stato già durante la gravidanza! Innocentemente lo chiesi pure. Lui mi incoraggiò ma mi disse anche che sarebbe stato difficilissimo. Francesco aveva già un mese, era abituato al biberon, il seno era per lui più una coccola, anche se il latte era arrivato. Si trattava di “ri-programmare” mio figlio e di “ri-programmare” di conseguenza la richiesta di latte del mio seno. Lui non ci credeva, io invece ce l’ho fatta. E ancora oggi mi chiedo dove ho trovato la forza e la pazienza. Sicuramente ero molto motivata, sicuramente sono anche molto testarda di mio! Ricordo ancora mio figlio che piangeva e parenti che mi dicevano di andare a farmi le mie cose che lo tenevano loro, perché lo avevo attaccato poco fa… Ed era un gran lavoro per me il mantenere la calma e capire io stessa prima di tutto che come mi aveva detto il pediatra, mio figlio si sarebbe attaccato “ogni niente” e che dovevo buttare via qualsiasi orologio, come qualsiasi altra idea. Non è stato semplice ma ce l’abbiamo fatta. Il mio seno si è calibrato alla richiesta di mio figlio. Lui poi era un gran mangione ed ha iniziato a crescere talmente tanto che il pediatra mi chiedeva se non avessi iniziato a dare anche l’artificiale! Ma ogni bambino è a se, Giulio ad esempio al contrario di Francesco cresceva meno. E la richiesta del latte si calibra esattamente alla richiesta di nostro figlio. Cosa ci vuole? Taaaaaaaanta pazienza. Soprattutto all’inizio. Una buona dose di fiducia verso il proprio corpo e il proprio bambino. Sostegno esterno, almeno un minimo. Perché allattare non è una passeggiata. E’ difficile, è stancante, a tratti logorante. Ma allattare è meglio di un paesaggio. E’ estasiante, è appagante, è unico. Ciò che conta di più, soprattutto all’inizio è anche un attacco corretto. Su questo se si hanno dubbi è meglio ricorrere a chi è di competenza. Perché spesso ragadi e fastidi vari derivano proprio da questo. E con un attacco non corretto il bambino mangia anche meno.

In un attacco corretto la bocca è spalancata , le labbra sono estroflesse, il mento tocca il seno. Invece in un attacco sbagliato è visibile molto più areola sopra la bocca del bambino.

Io ho scelto di fidarmi dei miei figli e ho scelto di farlo fino alla fine. Quando ho saputo di aspettare Giulio, Francesco aveva due anni, e prendeva ancora il mio latte. Naturalmente mangiava ormai tutto, ma per il riposino pomeridiano e per la notte cercava il mio seno. Io, informandomi, ho scelto di continuare nonostante la gravidanza ad allattarlo. Se la gravidanza è fisiologica e non ci sono problemi si può fare tranquillamente. L’allattamento mi ha aiutata tantissimo a combattere la gelosia. Quando Giulio è nato Francesco era in ospedale. Ricordo di aver riabbracciato Francesco che si era appena svegliato e non tanto di buon umore. Subito dopo è entrata l’infermiera con la culla dove c’era Giulio. Quando me l’ha dato piangeva per la fame e Francesco ha dato subito segni di nervosismo. Allora io mi sono fatta aiutare e mi sono sistemata con Giulio alla mia destra che subito si è attaccato ed ha iniziato a mangiare e con Francesco in piedi alla mia sinistra che ha iniziato a fare altrettanto. Quello è stato il nostro primo tandem. Dopo poco Francesco si è staccato. E non era più arrabbiato. Non ha accettato subito e volentieri il fratellino ma tutto ciò ha aiutato più di qualsiasi altra cosa. Lui a casa ha continuato, non come un neonato naturalmente, ma con i suoi momenti e la sera quel momento era condiviso con il fratello. Perciò diventò il nostro momento, di noi tre. E’ stato stancante? Tantissimo! Mi è capitato anche la notte di allattarli insieme, soprattutto quando Francesco è stato male. Ma ne è valsa la pena. A mano a mano Francesco è cresciuto e da solo ha iniziato a diradare le poppate. Fin quando la sera ha iniziato ad addormentarsi da solo. Chiedeva l’abbraccio. L’ultima volta che mi ha chiesto il seno è stato di notte. Non succedeva da un pò. Ho fatto per darglielo ma lui era già addormentato… E’ stata l’ultima volta. La fine del nostro bellissimo viaggio. Adesso sto allattando Giulio, ma prima o poi si staccherà anche lui forse ancor prima del fratello chissà. Lui anticipa tutto. In ogni caso anche con lui ho intenzione di fare altrettanto, di allattare a termine.

Spesso sento dire che il latte dopo qualche mese diventa acqua, che perde il suo valore nutritivo. Vi assicuro che non diventa acqua e continua a nutrire. E’ sempre latte, latte di mamma. Latte che nutre, che coccola e che protegge. Perché allattando noi proteggiamo i nostri piccoli, in quanto passiamo loro attraverso il latte i nostri anticorpi.

Allattamento per me è scambio di amore, momenti che rimarranno per sempre impressi nel nostro cuore. Ma per amare non c’è bisogno di allattare, si può amare allo stesso modo con il biberon in mano.

Perciò mamme, fate le vostre scelte, fate ciò che ritenete più giusto fare, fate ciò che il vostro cuore e il vostro istinto materno vi indica.

E sarà quella la scelta migliore, l’inizio della vostra storia d’amore più bella di sempre.

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