Mamme routine e organizzazione

Credo che una delle primissime cose di cui una mamma si rende subito conto di dovere cercare di avere, subito dopo il rientro a casa dal parto, è proprio lei: l’organizzazione!

Quando diventi mamma vieni catapultata in nuovi ritmi e orari, in nuovi bisogni, in una nuova vita. È normale sentirsi persi e disorganizzati soprattutto all’inizio. Genitori e bambino devono conoscersi e, soprattutto se nella famiglia ci sono altri fratelli o sorelle, i ritmi familiari vengono stravolti. Perché un neonato porta gioia e amore, ma porta anche nuovi cambiamenti nella vita di tutti.

Non serve a nulla perdere la pazienza e cercare di rincorrere il possibile. Ciò che una mamma capisce di dover subito fare è proprio di organizzarsi, di cercare per quanto è possibile di suddividere i momenti e i compiti e di creare una routine. Tutto ciò non serve solo a gestire bene i tempi di tutti, ma a cercare di creare un’abitudine che aiuterà non poco con i bambini.

Perché, dovete sapere che i bambini sono abitudinari. A loro piace fare le stesse cose, allo stesso modo. Creare loro una routine da loro serenità, senso di protezione e tranquillità.

Ma, tutto questo all’inizio non è per niente facile! Non vi nego che all’inizio regna a dir poco il caos! E nonostante questo è tutto normale, si! Ciò che è bene fare è quello di cercare di avere, quanto più possibile, dei pasti pronti, magari già cucinati. È bene cercare di dividersi i compiti e allo stesso tempo di riposare quanto più possibile (so quanto è difficile soprattutto se si hanno più bambini!) per evitare di crollare. È bene anche chiedere aiuto se si ha bisogno e se si ha la possibilità di averlo.

Con il passare del tempo i bambini hanno nuove esigenze e, soprattutto se hanno età lontane tra loro, può diventar difficile gestire bene tutto. Ecco che l’organizzazione gioca la sua importantissima carta. Si, senza lei regnerà il caos sicuro!

Ogni famiglia è a se e ogni mamma deve capire come organizzarsi al meglio!

Quando i miei figli erano piccoli, soprattutto quando era piccolo Francesco e Giulio non c’era ancora, io non mi rendevo conto di quanto importante fosse la routine nei bambini. Ricordo una mia amica mamma che lo diceva sempre a me e ad altre amiche! Io ci provavo, ma non più di tanto. Quando Francesco iniziò a crescere mi resi conto di quanto avesse ragione!

La routine è importantissima nei bambini! Loro non capiscono la quantità del tempo e non avendola si sentono persi, nervosi.

Ora, io non sono bravissima eh! Non sono la mamma perfetta che fa coincidere sempre tutto, tutt’altro! Devo ancora imparare bene e di imparare non si finisce mai! Ma ci provo sempre.

Con dei bambini piccoli poi i programmi vanno spesso in fumo, i nostri progetti saltano in aria quasi sempre, lo so. Ma almeno provo in generale ad avere una certa linea nel fare le cose soprattutto nei momenti centrali e importanti della giornata.

Non si tratta di avere orari rigidi, ma di cercare di fare suppergiù le cose allo stesso modo. Così un bambino dopo pranzo sa che è ora del riposino e dopo cena sa che è ora della nanna.

Ogni mamma poi si rende conto di quale routine sia meglio creare. Soprattutto, ad esempio, proprio per andare a letto. Ci sono bambini che dormono meglio dopo il bagnetto serale, altri invece che si svegliano! Ciò che importa è creare un momento che si ripeta. Che dia loro modo di capire che adesso è ora di rilassarsi perché si deve dormire.

Questo può essere “la cena, il bagnetto e la favola” , oppure “il bagnetto, la cena e la favola” o altro. Ciò che importa è cercare di fare la stesse cose ripetute. Loro ne sono felici.

E noi mamme ne trarremo sicuramente benefici!

Ma, se organizzarsi con loro non è semplice (anche perché già senza loro nella vita gli imprevisti sono all’ordine del giorno) , ciò che non deve mancare mai nella nostra mente è la frase “non mollare”!

Non mollate mai mamme, tutte le volte che cadete rialzatevi fiere. Se capiamo che qualcosa non va, modifichiamola, cerchiamo di farla in un altro modo, finché troviamo il modo giusto. E cerchiamo di aver pazienza, prima di tutto con noi stesse!

Siamo umane e siamo limitate, ma siamo guidate da un qualcosa di forte e intramontabile, illimitato: l’amore!

E l’amore per i nostri figli è e sarà sempre immenso.

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Mamma prenditi cura di te

Quando una mamma sta per nascere, porta con sé tantissime idee e progetti. Ma è quando lo diventa davvero che si rende conto di quanto spesso sia difficile conciliare il tutto e portarlo a termine. Ed ecco che buttarsi giù è facile e purtroppo ci vuole un attimo a dar per scontato di dover lasciar perdere.

Ci sono passata anch’io…

Prima di diventare mamma avevo in mente mille progetti per me. Curavo attentamente la mia persona dentro e fuori. Sognavo e volevo riuscire in tutto. Poi sono diventata mamma e il mio mondo è cambiato. Il mio bambino mi ha completamente assorbita, il mio essere mamma avvolta.

Diventar mamma è meraviglioso, niente è più bello e ti da di più. Ma la mamma può poter credere davvero di dover rinunciare a se stessa, in tutto.

Dopo l’arrivo di Giulio il tempo per me è diminuito ancor di più. Faticavo a ritagliarlo, spesso dimenticavo anche di richiederlo. Ho iniziato a pensare a me sempre meno.

Si, tutto questo può accadere davvero. Ma se nel mondo di una mamma e nella sua testa ormai non c’è più tempo per se stessa, arriva un momento in cui si cede, si arriva.

I figli sono tutto, l’amore per loro è immenso, ma nessuno può vivere senza sogni, senza occuparsi anche di sé stesso. Perché la famiglia è importante e viene sempre prima, ma lo siamo anche noi. Ed io questo l’ho scoperto a poco a poco, piano piano. Sentivo dentro me il bisogno di amarmi di più. Di credere di nuovo in me. Di cercare di ritagliare il tempo per me stessa. Adesso non sono bravissima, ma sto imparando. Sto imparando a curare di più la mia persona e ad usare i miei doni. A mettere in gioco ciò che so fare, ciò che ho dentro, ciò che ho da dare!

Lo so che spesso la stanchezza ci porta a lasciar perdere. Che la sera arriviamo distrutte e spesso lo siamo già durante il giorno. Ma non facciamo l’errore di dimenticarci di noi!

Prendiamocene cura! Soprattutto, non dimentichiamo mai di provarci!

Non solo fisicamente, ma anche nei nostri sogni, nei nostri progetti!

Capiterà di non riuscire, ma se continueremo e non molleremo andrà meglio.

E se ne abbiamo bisogno e ci è possibile cerchiamo aiuto. Noi mamme possiamo tutto, ma siamo umane! Non tiriamoci indietro se capiamo di aver bisogno di chiedere! È importante e giusto!

Io mi rendo conto, di quanto sia più facile, nonostante la stanchezza, prendermi cura di tutto se sono riuscita a pensare un pochino anche a me. Fa bene al mio corpo, fa bene alla mia anima. Mi rigenera in tutti i sensi!

E penso sia anche un qualcosa di bello e profondo da insegnare ai nostri bambini che ci guardano, che ci osservano e che ci imitano!

Doniamoci e amiamoli al massimo come sappiamo fare, ma ricordiamoci sempre di noi.

Ricordiamo che una mamma che si ama ed è serena riesce a coinvolgere i bambini e tutta la sua famiglia nella sua serenità. Perché se i bambini sono il nostro specchio noi dobbiamo dar loro il giusto esempio! E io penso che nessuna di noi vorrebbe che un giorno i nostri figli si trascurino!

Lo so che a volte è difficile e quasi impossibile. Soprattutto quando i bambini sono piccoli… Ma cerchiamo sempre di provarci, per noi per loro. Magari non riusciremo ma il giorno dopo riproviamoci!

Loro verranno sempre prima di tutto e di qualsiasi cosa, ma non dimentichiamoci ma di noi. Mai!

Anche noi siamo importanti.

È amando di più noi stesse che riusciremo a trovare la chiave per la felicità.

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Mamme e allattamento a termine

Uno degli argomenti più discussi tra le mamme è l’allattamento. Poi se parliamo di allattamento a termine la risposta è sempre la stessa : – Ma veramente?!? –

Nell’articolo sull’allattamento (vedi “mamme e allattamento”) vi ho già parlato dell’importanza dell’allattamento al seno e anche di come ogni mamma deve sentirsi libera, perché sa cosa è meglio per il suo bambino e per se. Vi ho anche raccontato dell’allattamento in tandem con i miei due bambini e la fine dell’allattamento con Francesco. E oggi è su questo che mi voglio soffermare: sull’allattamento a termine. Molti pensano che il bambino non si staccherà mai dal seno, che deve essere la madre a farlo. Alcuni premono sulla madre, dicendo che il bambino è troppo grande e che tutto ciò potrà avere brutte ripercussioni sulla sua crescita o addirittura sulla sua sessualità! Altri ancora sostengono che il bambino vivrà come essere insicuro perché attaccato alla madre! Ebbene, è esattamente tutto l’opposto.

L’OMS (come abbiamo già detto nel precedente articolo sull’allattamento) consiglia di allattare fin quando mamma e bambino lo desiderano. E state certi che i bambini crescono e si staccano! Avviene, infatti, un processo “naturale”. Il bambino chiede sempre meno, fin quando non chiede più.

Mi è già accaduto con Francesco. Infatti, (nonostante io allattassi tanto Giulio che era ancora molto piccolo) egli ha iniziato a chiedere sempre meno e ad addormentarsi tra abbracci anche da parte del papà. Ha iniziato a svegliarsi meno ed a rimettersi a dormire di più con una coccola. Fin quando, (come ho già raccontato) arrivò quell’ultima notte in cui chiese il seno per l’ultima volta e nemmeno lo prese perché dormiva già! Aveva 4 anni.

Si, 4 anni! Il distacco con lui è stato lento e graduale, finché poi è diventato definitivo. È accaduto tutto da sé! E no, mio figlio da tantissimo sta lontano da me senza problemi, non ha mai fatto un pianto a scuola e vi assicuro che non ha nessun problema di tipo sessuale!

È stata dura si, pesante. Ma ho scelto di farlo per lui, semplicemente perché in fondo al mio cuore sentivo che era quella la scelta giusta (vedi anche “mamme e gelosie”).

Ma quante volte noi mamme che allattiamo a termine ci sentiamo dire che lo stiamo facendo per noi stesse? Quante volte ci dicono che stiamo facendo del male ai nostri bambini? Quante volte il giudizio di altre donne ci ferisce e ci fa sentire in colpa?

Cara mamma che desideri allattare a termine, stai facendo un regalo enorme al tuo bambino. Non ascoltare il giudizio degli altri, ascolta solo il tuo cuore e il tuo istinto che ti guida sempre. Fai quello che pensi sia giusto per voi!

L’allattamento a termine non è una passeggiata, tutt’altro! Ad esempio, accade spesso che il bambino abbia molti dentini e ci morda. A tal proposito, quando accade, cercate di anticipare. Appena sentite che il bambino sta per stringere la presa nel sonno, mettete un vostro dito dentro la sua bocca e piano piano staccatelo. In questo modo al massimo vi morderà il dito, ma evitate di svegliarlo e soprattutto di farvi male!

E poi, vogliamo parlare di tutti quelli che strabuzzano gli occhi chiedendoti com’è possibile che hai ancora latte? Un classico. Ripeto: il latte materno è perfettamente proporzionale alla richiesta del bambino! Se il bambino tira, succhia il latte, esso si riproduce. Smetterà di farlo quando la richiesta sarà nulla. Perciò non chiedete ad una mamma che allatta com’è possibile che ha ancora latte! Di certo non diventa ne acqua e ne coca cola! È latte, sempre latte di mamma. È bianco, è sempre nutriente e… sazia! Ve lo dico perché tutt’ora Giulio, quando fa colazione con il mio latte poi non vuole altro, è sazio! E lo stesso faceva Francesco.

Si, Giulio prende ancora il mio latte e ha due anni. Lo prende ormai solo la sera e a volte la notte o la mattina. Piano piano anche lui cresce e continua a staccarsi. Già da un pó non chiede più di giorno.

Non vi nego che a volte è pesante, lo è. Ma so che lo sto facendo per lui, come l’ho già fatto per il fratello. Se Dio vorrà anche con Giulio arriveremo al capolinea, non so quando, ma so che accadrà.

Rimarranno i ricordi, impressi nella mia mente e nel mio cuore. E la consapevolezza di aver scelto ciò che lui mi dettava di fare.

Care mamme, non lasciatevi trasportare da ciò che dice la gente che non conosce! Informiamoci e poi facciamo ciò che riteniamo giusto fare! E smettiamola di giudicarci a vicenda!

Ogni mamma è a se ed ogni bambino è a se. Ogni mamma percorre la sua strada insieme al suo piccolo.

Dovremmo creare una rete di sostegno tra noi invece di darci addosso! E se una mamma decide una cosa piuttosto che un’altra, rispettiamola. Sta agendo secondo la sua coscienza e nessuno ha il diritto di giudicarla!

Mamme, potremmo leggere qualsiasi tipo di manuale, ma quello autentico rimane sempre uno: quello sull’amore! Fatevi guidare dal vostro cuore, vi indicherà la strada!

Abbracciate i vostri bambini e dormite insieme finché lo vorranno! Allattate, se volete, finché ve lo chiederanno!

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Mamme e sonno nei bambini

Chi tra noi mamme non ha mai lamentato problemi di sonno? E si, lo so che ci siete, mamme fortunate! Perché non tutti i bimbi sono uguali e, seppur rari, esistono quelli che dormono e che da sempre hanno dormito. Fortunati voi genitori!

Io non faccio parte della mamme fortunate, i miei figli si son sempre svegliati e solo crescendo i risvegli sono diminuiti. Adesso Francesco non si sveglia praticamente più, Giulio invece almeno una/due volte, ma prende il seno e si riaddormentata subito. Da un pó dormono entrambi in cameretta, anche se Giulio, dopo il primo risveglio, viene con me nel lettone. La sera si addormentano dopo la favola e la preghierina fatta insieme. Francesco sale su e dorme abbracciato al suo Pempo, un orsetto che gli ho regalato io, dicendo che la notte quando si sentiva solo, poteva abbracciare lui e pensare che mamma e papà erano sempre vicini. Giulio invece per addormentarsi ha ancora bisogno di me e prende il mio latte (di questo ne parleremo nel prossimo articolo).

Sento tanti genitori che, vuoi per stanchezza, vuoi per impegni di ogni genere, vuoi perché pensano di far bene, mettono i figli da soli in cameretta e vanno via. Li mettono dentro la culla e magari spengono pure la luce e li lasciano li a piangere. In questo modo pensano di far bene, credono di insegnare al bambino il modo di addormentarsi da solo, ma in realtà gli stanno solo insegnando l’egoismo, la non empatia… Il piccolo piange fino a non avere più forze e crolla per questo. Il giorno in cui smetterà di piangere non lo farà perché ha imparato, lo farà perché ha capito che i suoi genitori non rispondono al suo bisogno. Si, bisogno! Abbiamo già detto che i bambini piccoli non hanno vizi, hanno bisogni! E, cari genitori, i vostri bambini hanno bisogno di voi. Perché devono imparare ad addormentarsi e a dormire, proprio come imparano a mangiare e a masticare!

I bimbi possono anche avere paura nel farlo. Mi è capitato più di una volta di vedere i miei figli, più piccolini, cadere quasi nel sonno da soli e poi, sobbalzare e piangere. Vi è mai successo? Questo perché, per loro, addormentarsi è un pó come svenire, lasciarsi andare e possono intimorirsi. Devono appunto imparare. Ci avevate mai pensato? Immaginate cosa provano quei bambini lasciati soli a piangere disperati perché “devono imparare a dormire da soli”! I bimbi piccolini poi “soffrono” anche del “riflesso di Moro”, quel movimento in cui allargano e spalancano le braccia e tendono le mani tese, quando si addormentano in posizione supina, oppure quando li mettiamo giù nel lettino o nella culla. Quante volte i neonati si sono svegliati per questo motivo? Hanno poi bisogno di noi, spesso, per tranquillizzarsi e riprendere a dormire.

Può capitare che alcuni bambini soffrano di perturbazioni non patologiche del sonno. In questo gruppo troviamo il pavor noctutnus (terrore notturno) caratterizzato da crisi che possono durare da pochi minuti e 20/30 minuti. Essi si possono presentare uno o più volte e sono caratterizzati dal soggetto che inizia ad urlare spaventato. I genitori lo trovano con il viso paonazzo e con gli occhi spesso sbarrati. Al risveglio il bambino non ricorda nulla. È meglio non svegliare i soggetti durante le crisi. Una volta finita infatti, essi tornano a dormire come se niente fosse. Tutto ciò scompare da solo con la crescita del bambino, ma è meglio mettere a conoscenza il pediatra della situazione. Nella “famiglia” delle perturbazioni non patologiche del sonno possiamo inserire anche il sonnambulismo, il bruxismo (digrignare i denti durante il sonno) e alcune forme di enuresi (bagnare il letto durante il sonno).

Spesso i continui risvegli sono dati da ansie e paure vissute dal bambino. Ciò che possiamo fare è cercare di rassicurarlo e fare in modo che si tranquillizzi. A volte i bambini possono manifestare in questo modo piccoli o grandi malesseri vissuti. È nostro dovere capire cosa succede e agire con prudenza e amore.

Amore si.

E so che i genitori che lasciano i piccoli piangere nel loro lettino pensano di farlo “per il loro bene”. Ma cari mamma e papà, vi sbagliate!

Amore è tenere la loro manina, amore è stringerli in un abbraccio, finché non crollano nel sonno. E lo so che siete stanchi e la sera vorreste godervi un pó di pace! Ma loro non saranno piccoli per sempre, lo sono ora! E se magari vogliono giocare un pó con voi nel letto permetteteglielo! Se vi chiedono l’acqua in continuazione prima di addormentarsi, sappiate che lo fanno per accertarsi che voi siete li per loro!

Ciò che potete fare per aiutarli a rilassarsi è creare una routine. Io noto che i miei figli crollano prima dopo la doccia, è sempre stato così. Alcuni bambini invece sembra che si sveglino. Ogni genitore sa! Ad ogni modo prendetevi del tempo e leggete loro una favola, oppure se sono piccoli cantate loro una canzoncina della buonanotte. Tutto ciò servirà a trasmettere loro il vostro affetto e li aiuterà a lasciarsi andare e ad addormentarsi con più serenità.

Crescere i figli con amore significa farlo nelle grandi cose ma soprattutto nelle piccole. Perché sono proprio le piccole quelle che un giorno ricorderanno come immense!

Sono loro che gli insegneranno il “donarsi agli altri in maniera gratuita”. Sono loro che li formeranno persone empatiche e altruiste.

Coraggio, care mamme, cari genitori, i nostri sacrifici sono e saranno sempre ripagati, perché in fondo ci basta poi vederli crescere bene e felici, per essere felici anche noi, non è vero?

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Mamme e linguaggio

Il primo modo che un bambino usa per comunicare è il pianto. Fin dalla nascita interagisce così con il mondo che lo circonda. Se osserviamo il pianto di un neonato, infatti, non è sempre uguale. Cambia il timbro, cambia il modo, se cambiano le necessità. Un bambino, può piangere perché ha fame, perché ha sete, perché ha sonno. Oppure perché ha bisogno di contatto. Sta alla mamma, ai genitori, a chi se ne occupa, capirne il perché.

Crescendo, interagisce sempre più e di solito intorno ai sei mesi, inizia a produrre le sue prime lallazioni (lallalla – babbabba). Esse diventano sempre più articolate (ma-mma-mma / pa-ppa-ppa) e se all’inizio vengono prodotte in modo non intenzionale, verranno poi pronunciate con intenzione. Il bambino può anche iniziare a comunicare con i gesti, metodo che verrà abbandonato con l’avvento delle prime parole.

Gli studi negli anni hanno creato varie tappe sullo sviluppo del linguaggio dei bambini. Esse però sono molto generiche. In realtà, io credo non esista una vera regola valida per tutti. E un bambino che non rientra esattamente nei tempi dettati dagli studi, non è detto che abbia o che avrà delle difficoltà. Ogni bambino, infatti, ha i suoi tempi e i suoi modi di apprendimento! Certo non mi riferisco a bambini già più grandi, ma a quelli più piccolini.

Entrambi i miei figli non hanno iniziato a parlare presto. Francesco fino ai due anni e mezzo circa utilizzava pochissime parole e spesso indicava con i gesti. Crescendo, ha iniziato ad ampliare il suo vocabolario ma, alcune letterine le ha corrette da solo piano piano nel tempo.

Penso sia giusto per un genitore, che noti che il figlio già più grande abbia qualche difficoltà, ricorrere ad un aiuto esterno e professionale, così da correggere tutto tempestivamente, con i giusti metodi e con le giuste competenze. Ma far pressione ad un bambino ancora piccolo è secondo me sbagliatissimo. Se ogni bambino ha i suoi tempi, non è giusto “mettergli fretta” e allo stesso tempo riempirlo di ansie inutili! Imparerà!

Se vogliamo indirizzarlo, potremmo farlo parlandogli o leggendogli le fiabe, ad esempio. Quest’ultime servono tantissimo sia per lo sviluppo della concentrazione e sia per lo sviluppo del linguaggio. Potremmo poi proporgli di raccontarci la storia da solo, oppure potremmo descrivere insieme una giornata appena trascorsa…

Ci sono bambini che a due anni hanno già un ricco vocabolario e parlano benissimo, altri molto meno. Giulio ha parlottato fin da piccolino imitando il fratello, emettendo suoni come “tiche tiche”. Conosco molti bambini che hanno la sua stessa età e che si esprimono in modo simile. Lui non ha mai indicato, ha un linguaggio tutto suo. Ma noto, che aggiunge nel tempo qualche parolina nuova di vero significato. E le parole ultimamente sono davvero aumentate. Io al momento non mi preoccupo. Osservo i suoi progressi.

Non serve a nulla fare paragoni fra i bambini. Non esiste un bambino uguale ad un altro. Non esistono tappe fisse, ma solo orientative, poi ogni bambino è a se. C’è chi raggiunge prima una tappa, chi prima un’altra… L’importante è arrivare!

Perciò mamme, non affannatevi se il bambino della vostra amica parla e il vostro bambino ancora no. Non fate paragoni! E a chi li fa, dite che è sbagliato! Capirete se il vostro bambino avrà bisogno, ma per il momento dategli “il tempo” !

Dategli il “suo” tempo! Quello che serve ad ogni bambino, essere unico e irripetibile! E siate fiduciose. Ricordate sempre che, genitori sereni sono lo specchio di altrettanti bambini sereni e tranquilli.

Crescere e imparare non è una gara a chi arriva prima e a chi è il più bravo nel farlo!

È la magnifica avventura di ogni singolo bambino che, deve essere accompagnato e sostenuto, stimolato nei giusti modi, ma sempre rispettato nei suoi tempi!

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Mamme e fase dei no

Avete presente quel periodo in cui un bambino piccolo, all’incirca intorno ai due anni, risponde di NO a qualsiasi cosa voi chiediate o diciate? Ecco, questo periodo, che attraversano quasi tutti i bimbi, viene chiamato comunemente “fase dei no”!

Vi dirò, ad oggi sto conoscendo bene questa fase della crescita, questo periodo. Con Francesco, infatti, non lo avevo vissuto veramente, è stato tutto molto più attenuato. È con Giulio che lo sto vivendo appieno! Praticamente lui dice di no a qualsiasi domanda o affermazione gli si ponga, bella o brutta che sia, interessante o meno. La risposta è una ed è sempre: NO!

Di solito, questa fase, si presenta intorno ai due anni e coincide con lo sviluppo del se del bambino.

Eh si! Perché in realtà la “fase del no” non è altro che il momento in cui il nostro bambino inizia a crescere. Egli infatti, inizia sempre più a rendersi conto di essere un individuo staccato dalla madre, staccato da chi gli sta intorno e “pretende” di iniziare a prendere le “sue” decisioni. Tutto questo può stupire, in realtà fa parte della crescita di ognuno di noi.

Ecco perché, quando il nostro piccolo risponde negativamente a qualsiasi nostro invito, non serve rimproverarlo o ostinarsi a correggerlo. In quel momento lui non sta agendo contro di noi. Sta ponendo le basi del suo carattere, sta formando il suo essere persona in mezzo a noi. Ciò che possiamo fare, quando arrivano questi momenti e ci sembra di non riuscire a venirne a capo, è di cercare dolcemente di trovare la via giusta e i giusti mezzi, provando piano piano a smorzare la negatività, magari con un gioco e tanti sorrisi.

I bambini spesso a questa età possono reagire male e piangere disperatamente non capendo il vero perché delle cose. O magari, complice la stanchezza, possono non trovar pace e ostinarsi a negare qualsiasi forma di aiuto. Anche in questi casi, non serve a nulla porci con aggressività verso di loro. Non li calmiamo di certo così! Anzi, aumentiamo il loro stato di malessere!

C’è una sola cosa che possiamo fare: attendere, aspettare. Si, proprio così. Possiamo continuare a porci con dolcezza, fin quando la “crisi” passa.

Sono tante le fasi della crescita che i bambini attraversano. Ognuna è particolare e difficile in se, ma tutte sono superabili e sono utili.

Ciò che noi possiamo fare per aiutarli è semplicemente cercare di guidarli e accompagnarli nella direzione giusta. Ponendoci sempre di fronte a loro come “adulti” e pensandoli sempre come “bambini” quali sono.

Ci tengo a sottolineare, di non dimenticare mai, che un bambino non ha cognizione del “torto” che ci sta facendo nel momento in cui ci sta negando qualcosa! Non ci sta sfidando, non è una lotta. Non umiliamolo con inutili rimproveri! Aiutiamolo a “capire”, siamo noi gli adulti!

Un solo metodo accomuna ogni fase della crescita: l’amore!

Fateli sentire amati e compresi. Sarà più facile superare i momenti meno belli e l’allegria tornerà a regnare nei loro occhi e nei loro sorrisi di bimbi.

Educateli al rispetto degli altri partendo già da loro stessi, dal modo in cui trattate ogni momento di confronto che avete.

Il vostro modo di porvi sarà per loro il vero esempio, baluardo che si porteranno dietro per tutta la vita.

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Mamme e svezzamento

Per ogni bambino, che sia allattato al seno o non, arriva il momento in cui il latte non basta più. Arriva la necessità di introdurre altro nella sua alimentazione.

Il nostro corpo per vivere bene e mantenersi in forma ha bisogno di acqua, carboidrati, grassi, proteine, vitamine, minerali, fibre. Il bambino piano piano deve introdurre tutto ciò nella sua dieta.

Soprattutto se un bambino è allattato al seno è bene iniziare lo svezzamento dopo i sei mesi, perché fino a sei mesi circa il latte materno ha tutto ciò di cui il bambino ha bisogno, acqua compresa!

Verso i sei mesi si possono introdurre altri alimenti, anche se è bene non iniziare prima del momento in cui il bambino riesca a stare seduto. È bene osservare anche che abbia perso il cosiddetto “riflesso di estrusione”, quel movimento in cui tira fuori la lingua quando noi cerchiamo di introdurre il cibo in bocca. Tutto ciò infatti ci fa capire se il bambino riesca o no a deglutire bene.

Ogni bambino è diverso e ognuno ha i suoi tempi e i suoi modi. Ci sono bambini che fin da subito dimostrano interesse per il cibo, altri a cui sembra non interessare per nulla. È bene avere pazienza, piano piano tutti, chi più chi meno, inizieranno a mangiare.

Vorrei sottolineare però che, anche il latte materno è cibo e può perfettamente sostituire un pasto. Questo non vuol dire che non sia bene introdurre altro. Anzi, piano piano é giusto che imparino a mangiare tutto. Ed è bene si introduca il ferro, soprattutto verso gli otto o nove mesi, perché il latte materno ne è privo.

In genere si distinguono due forme di svezzamento :

Svezzamento tradizionale : per cui il bambino inizia a fare i suoi primi assaggi mediante le cosidette pappe. Introducendo con il passare del tempo altri alimenti omogeneizzati. Portando il tutto ad una consistenza “cremosa”. Cercando man mano che passa il tempo di introdurre tutti i vari alimenti, ma seguendo una certa regola abbastanza ferrea.

-Autosvezzamento o alimentazione complementare a richiesta: per cui il bambino inizia a mangiare a tavola insieme ai genitori, mediante pezzetti di cibo non troppo grandi e facili da afferrare con le mani. Questa pratica è nata da un pó di anni e sta via via prendendo piede. Nasce dalla convinzione che, come il bambino si nutre a richiesta dal seno materno, allo stesso modo inizia a manifestare interesse per il cibo e lo richiede. Il genitore capirà che è il momento giusto per iniziare dal fatto che il bambino vuole assaggiare ciò che mangiano i grandi. Molto importante però, come abbiamo detto, è che il bambino riesca a stare ben seduto e riesca ad afferrare il cibo per portarlo alla bocca. Penso sia fondamentale per i genitori informarsi sulle pratiche di disostruzione per essere sicuri di poter intervenire.

Con Francesco ho seguito lo svezzamento tradizionale. Lui era davvero un gran pappone! Adorava le sue pappe e piangeva quando terminavano! Ho avuto però problemi ad introdurre cibi solidi. Per lui all’inizio avrebbe potuto continuare a mangiare omogeneizzati a vita!

Quando è nato Giulio avevo letto dell’autosvezzamento ma per paura di non riuscire non ho nemmeno chiesto ed ho iniziato lo svezzamento tradizionale. Ma lui era diverso. Al contrario del fratello fin da subito ha manifestato interesse per il nostro cibo. Non amava molto le pappe e spesso dopo averne mangiato un pochino terminava poi con quello che avevamo noi nel piatto. Diciamo che ho fatto un misto con lui! Presto poi è passato direttamente al nostro cibo.

Ciò che ho notato è che, due bambini diversi tra loro, mi hanno portata ad un diverso atteggiamento.

Per Francesco all’inizio è stato facile seguire lo svezzamento tradizionale ma poi è stato difficile abituarlo al nostro cibo. Per Giulio è stato complicato per me all’inizio gestire spesso il suo rifiuto per le pappe e la sua voglia di mangiare ciò che mangiavamo noi, con le nostre consistenze. Ma è stato semplice il dopo, perché era già abituato.

Io credo che ogni mamma debba trovare il giusto equilibrio e capire cosa sia meglio per lei e soprattutto per il suo bambino.

Ma ciò che penso sia importante è che ogni bambino impari a mangiare tutto. E lo so che spesso è un lavoraccio e ci sembra di non riuscire. Ma se piano piano proviamo, applicando dei piccoli trucchetti, come ad esempio cucinare insieme, o preparare qualcosa con i loro colori preferiti, o cercare di inserire negli alimenti un qualcosa che gli piace, o dare dei nomi fantastici, magari possiamo farcela!

Chi mi segue su instagram sa quanto io ci tenga. Sa che all’inizio abbiamo inventato le “polpette di Geco” e poi tante altre cose!

E devo dire che il metodo funziona perché ultimamente abbiamo fatto tantissimi progressi davvero! (vedi su instagram stories in evidenza “ricette”)

Perché i bambini di oggi saranno gli uomini e le donne di domani. E quando si siederanno a tavola sapranno apprezzare qualsiasi tipo di cibo.

È giusto educare a tavola.

È giusto che i bambini conoscano l’importanza del cibo per il nostro corpo.

È giusto per noi adulti dare loro il buon esempio.

Cresciamo bene insieme.

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Mamme e imitazione

Quante volte ci hanno detto che i secondi figli sono più avanti? Lo dicono tutti, lo diciamo anche noi. E sappiamo bene che tutto questo ha un motivo: l’imitazione.

Spesso infatti i piccoli imitano i grandi in tutto e spesso così anticipano le tappe rispetto a loro. Anche se può accadere anche il contrario, o almeno a me è accaduto e accade ( fatemi sapere se succede anche a voi) e cioè che il grande imiti il piccolo!

Quando Giulio ha iniziato a gattonare qui a casa non si camminava più, Francesco gattonava come il fratello, giocavano così. Quando poi Giulio ha camminato (e le prime volte lo faceva proprio verso lui) si è ripreso a camminare! Allo stesso modo per il cibo, Giulio è stato sempre una buona forchetta, Francesco da quando finalmente aveva lasciato le pastine, faticava a mangiare. Vedendo il fratellino lui si è sforzato ed ha acquistato sicurezza. Dall’altro lato Giulio ha iniziato prestissimo a mangiare da solo, usando anche poi le posate bene, a bere nel bicchiere, a usare la matita e i colori. In tutto questo avere un fratello maggiore di esempio è servito. Poi lui lo imita in qualsiasi cosa! Ripete tutto quello che fa Francesco! Una volta Francesco mi ha detto :- Mamma, Giulio mi imita! – gli ho spiegato che lo fa perché è piccolino e gli vuole bene e vede in lui il suo esempio. E lui da fratello maggiore doveva far bene, altrimenti avrebbe fatto male anche il fratellino. Francesco si è sentito importante in questo.

Ma l’imitazione esiste anche nei confronti degli adulti. I bambini ci osservano, ci guardano, ci copiano, ci ascoltano, ci imitano in qualsiasi cosa!

È molto importante fare le cose di ogni giorno insieme a loro. Loro imparano tantissimo così. Se cuciniamo, facciamoci aiutare da loro (con attenzione naturalmente), se facciamo le faccende di casa o pieghiamo i vestiti, o apparecchiamo la tavola coinvolgiamoli. Per loro è un gioco, ma allo stesso tempo si sentono utili e imparano!

Noto nei bambini, infatti, è il “gioco di finzione”, quel momento in cui usando la loro fantasia, riportano scene di vita quotidiana nei loro giochi! In quei momenti, loro possano essere chiunque, possono anche essere mamma e papà e riprodurre ciò che hanno sentito e i comportamenti che hanno appreso. Capite quanto è importante fin dall’inizio cercare di avere giusti comportamenti con loro e davanti a loro? Almeno provarci. Loro sono spugne!

È importante anche ciò che sentono! Ripetono tutto ciò che esce dalle nostre bocche, con lo stesso identico tono! Un bambino con un linguaggio volgare, sicuramente non lo ha imparato da solo..!

Se vogliamo che i nostri figli crescano nella retta via, impegnamoci a mostrargliela.

La vera lezione da cui imparare, per loro, è la vita di tutti i giorni, di ogni giorno. La prima scuola è la famiglia!

Anche se a volte è difficile, per le vicissitudini che la vita ci mette davanti, cerchiamo, per amore loro, di essere sempre un buon esempio. I bambini per crescere bene hanno bisogno, appunto, dell’amore, dei giochi, della scuola e del buon esempio! Se vogliamo una società migliore, partiamo da noi, dalla nostra famiglia, dai nostri figli. Loro, potranno essere poi, di esempio per altri giovani e coinvolgerli in comportamenti corretti e giusti. In questo mondo sempre più complicato potranno essere uno strumento di luce e di miglioramento.

Per fare grandi uomini ci vogliono grandi genitori. E anche se è davvero difficile, tutti noi possiamo provare ad esserlo, nel nostro piccolo, se ci impegniamo.

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Mamme e gelosie

Nella vita di ogni mamma, chi più, chi meno, a tutte penso sia capitato almeno un periodo di gelosie.

Di solito quando si parla di gelosie il pensiero va subito a quelle del fratellino o sorellina rispetto al nuovo nato/a. Ma di gelosie tra fratelli o sorelle durante la vita se ne possono sviluppare tantissime. Forse anche di più e più gravi di quelle tra bimbi!

Ecco perché io penso che questo sia uno di quegli argomenti che abbracciano la vita delle mamme a 360°, uno di quei sassolini nel piede che non riesci a toglierti mai. E se magari tra bambini succedono queste cose e le mamme si disperano perché cercano un modo per evitarle, da adulti succedono pure! O forse peggio. E le mamme si ritrovano a mettersi nuovamente le mani tra i capelli! E con il cuore pesante vorrebbero tanto trovare una soluzione, magari una di quelle che si trovava quando erano soltanto dei bambini, ma quelle non funzionano più…

Quando arriva a casa un nuovo nato, ogni mamma sa delle possibili gelosie che possono nascere tra i fratelli maggiori. E ogni mamma cerca di fare il possibile per evitarle. Ci sono bimbi che tranquillamente superano tutto, altri richiedono un pó più di tempo.

Quando aspettavo Giulio ho cercato di preparare Francesco fin da subito, anche se lui, piccolino non capiva realmente. Ma vedendo il pancione crescere e ascoltando i movimenti del bimbo nella pancia della mamma riusciva a percepire che qualcosa cambiava, che qualcosa stava per accadere.

Soprattutto verso la fine ho cercato di spiegare cosa sarebbe successo. Abbiamo comprato i vestitini, preparato insieme la culla e tutte le cose per l’arrivo del fratellino. Ma io credo, anzi ne sono sicura, che fin da subito ciò che ci ha aiutati di più sia stato l’allattamento.

Ho scelto di non provare a staccare Francesco dal seno, anche quando ero a conoscenza della gravidanza. Se la gravidanza è fisiologica e non ci sono controindicazioni si può fare. Ho scelto di fare decidere a lui se proseguire o no. Lui ha continuato. Aveva i suoi momenti in cui si attaccava e abbiamo continuato con quelli come se nulla stesse cambiando.

Quando si avvicinava il momento del parto ho iniziato a dirgli che presto il fratellino sarebbe arrivato e che essendo piccolino avrebbe bevuto il latte, mangiato solo il latte. Gli ho detto che lui se voleva avrebbe potuto continuare come già faceva, ma che il fratellino lo avrebbe preso sempre. Ricordo ancora quel pomeriggio sul lettone! Per tutta risposta Francesco fece la spartizione dei miei seni! E così fu! 😂

Ma nonostante questo e nonostante altre precauzioni, come farlo dormire sempre insieme a noi o coinvolgerlo in tutto, abbiamo passato anche noi momenti di gelosie. Che fortunatamente non sono mai sfociati in aggressività, ma ci sono stati.

Ricordo che a mio ritorno a casa con Giulio, Francesco era cupo, nervoso e ci è voluto un pomeriggio di coccole sul letto per farlo sorridere. Ma penso che se noi adulti dovevamo abituarci al cambiamento e faticavamo a farlo, figuriamoci un bambino piccolo che si trovava di colpo a non essere il solo bambino a casa, a dover dividere la mamma e il papà e chi più ne ha più ne metta!

All’inizio Francesco non si avvicinava a Giulio, quasi lo ignorava.

Ma piano piano, giorno dopo giorno, passo dopo passo, lavorandoci su, tutto è migliorato e i miei sforzi presto sono stati ricompensati. L’ingrediente principale che ci ha aiutati è stato come sempre l’amore e la comprensione.

Tutte le mamme provano a smussare queste piccoli grandi gelosie. Lo fanno quando i loro figli sono piccoli e ahimè lo continuano a fare anche quando sono grandi!

Tutte cercano di far capire ai figli che per loro son tutti uguali e quando tra loro nascono litigi, per le mamme a volte possono essere davvero pene amare!

Perché la verità è che fin quando sono piccoli, la mamma interviene e cerca di spiegare che nulla di buono porta litigare. Che il gioco finisce e che è più bello condividere e giocare insieme.

Ma quando i piccoli diventano grandi tutto si fa più complicato. Da grandi i litigi diventano vere lotte. E le spaccature immense, soprattutto nel cuore della povera mamma!

È più bello stare insieme e condividere che farsi la guerra. È più bello accettare l’altro che stare da solo. È più bello amarsi e perdonarsi…

Che lavoro per ogni mamma che cerca di spiegarlo ai suoi piccolini! Che fatica per una mamma che cerca di ricordarlo ai suoi figli ormai adulti!

Pensiamoci. Prima che sia troppo tardi…

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Mamme e capricci

C’è una cosa che a noi mamme a volte fa stancare veramente più di qualsiasi altra cosa: i capricci!

Perché li amiamo con tutto il nostro cuore, ma a volte vorremo scappare chissà dove quando iniziano!

Chi non lo ha mai pensato?

È importante innanzitutto distinguere tra capricci e bisogni. I neonati o i bambini piccoli ad esempio non fanno i capricci. Quante volte ci siamo sentite dire: lascialo stare, piange perché fa i capricci! Non sono capricci, i bambini piccoli piangono e vogliono essere presi in braccio per soddisfare un bisogno, che sia nutritivo o affettivo, ma pur sempre un bisogno!

Crescendo iniziano a formare il loro “Io”, iniziano a plasmare il loro carattere e a “provare fin dove possono arrivare”.

Iniziano a puntare i piedi e ad opporsi di proposito, fa parte della loro crescita.

Ed è vero che ci sono momenti in cui ci mettiamo le mani ai capelli, momenti in cui vorremmo solo tapparci le orecchie e urlare di smetterla. Ma purtroppo facendo così otteniamo solamente l’effetto contrario a ciò che vorremmo.

Non è facile, non è facile per niente e qualsiasi genitore lo sa.

Esistono bambini più vivaci e meno vivaci ma non esistono bambini buoni o cattivi. Esistono solo bambini che crescono e sta a noi guidarli in questa loro delicatissima fase. Sta a noi indirizzarli nel modo giusto e sulla strada giusta.

Ma come? Di sicuro non con la violenza!

Un genitore che picchia un figlio non sta facendo altro che far capire al bambino che le cose si risolvono con la violenza. Non solo, il bambino non capisce il suo errore, capisce solo che se fa quella determinata cosa il genitore alzerà le mani, ma non capisce il reale motivo del perché quella cosa non va fatta! In questo caso stiamo solo crescendo un bambino violento e abituato ad alzare le mani per risolvere i problemi!

E allora come fare?

Intanto respiriamo, molto spesso ci facciamo prendere dalla furia del momento e non ci accorgiamo che innervosendoci ed urlando contro otteniamo solamente effetti sbagliati e peggioriamo la situazione.

E sicuramente di fronte ci troveremo un “muro” più o meno alto ma cerchiamo piano piano di scalarlo.

Come? Con la pazienza.

Eh si, lo so che viene meno! Ma è giusto sapere che i bambini non riescono come noi a indirizzare le emozioni nel modo giusto. Crescendo impareranno a farlo. Ma al momento sta a noi aiutarli a capire.

È questo che dobbiamo ricordare quando ci troviamo nel bel mezzo di un capriccio.

I bambini poi sono anche il nostro specchio. Ci guardano, ci osservano, ci imitano, ci copiano, più di quanto noi possiamo immaginare. Noi siamo il loro primo esempio di vita.

Giulio ha due anni ed è ancora piccolino, inizia a fare i suoi primi capricci e ad imputarsi se sente un “no” ma basta una coccola ed un gioco per distrarlo.

Francesco invece ha cinque anni, con lui da un pó è iniziata la fase più difficile e non vi nego che sono capitati momenti in cui mi sono sentita persa. Ma ogni volta la soluzione è sempre la stessa: cercare di calmarlo parlandogli e abbracciandolo per riportarlo piano piano alla ragione. Molto spesso mi capita di faticare maggiormente a controllare i suoi capricci dati dalla stanchezza, ma piano piano alla fine riusciamo.

Tutti i genitori sbagliamo, ma l’importante è capire il nostro errore e cercare di non rifarlo, per migliorarci, per riuscire a guidarli nel modo giusto.

Ciò che è importante sapere penso sia che se c’è un metodo vero è quello dell’amore!

Abbracciamoli, ascoltiamoli, guardiamoli negli occhi.

Ricordiamoci sempre che i nostri figli sono e saranno il nostro riflesso nel mondo.

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Mamme e papà

Due ragazzi che si amano, crescendo, raggiungono il desiderio di mettere su famiglia. È così che spesso inizia, una delle avventure più belle per un uomo e per una donna: l’essere genitori!

Abbiamo parlato tanto finora della mamma, ma c’è un’altra figura, altrettanto ed egualmente importante e che merita una grande attenzione: il papà!

Perché quando nasce una mamma, nasce anche un papà! Ed entrambi, sono figure indispensabili.

Perché anche il papà aspetta il suo piccolo! Lo desidera ancor prima che arrivi e quando è nel ventre della mamma, lo aspetta dentro il suo cuore, in cui cresce l’amore per lui. Lo aspetta cercando di percepire ogni suo piccolo movimento.

Perché anche un papà partorisce il suo bimbo! Lo fa quando soffre e prega nel corridoio. Quando respira insieme alla mamma e gli sembra quasi di dover spingere per aiutarla. Lo fa quando le sostiene la testa e si fa stritolare le mani. Quando le fa coraggio dicendole che è quasi fatta. Quando gioisce e piange alla vista del suo bambino!

Perché anche il papà può allattare suo figlio! E non solo in senso fisico tramite un biberon, ma sostenendo la mamma soprattutto nei primi mesi. Mettendo su la cena mentre lei sta allattando, o facendola riposare per farle recuperare le forze.

È molto importante infatti che mamma e papà imparino a cooperare per il benessere dei loro figli. Non si tratta si prevalere l’uno sull’altro, ma di lavorare insieme! Tutto ciò non è fondamentale solo per i bambini, ma anche per il benessere della coppia!

Cooperare significa: venirsi incontro a vicenda.

Essere genitori significa condividere scelte, preoccupazioni, gioie e dolori. Prima di tutto come coppia e poi come mamma e papà. Perché una mamma e un papà che non si rispettano e non danno esempio ai figli di amore reciproco e unione, non stanno facendo altro che trasmettere a questi ultimi tutte le loro incomprensioni, le loro ansie e i loro litigi…

Eh si, fare il genitore è davvero il lavoro più difficile del mondo!

Quando lo si diventa, il mondo intorno a noi cambia. Tutto ruota intorno a quel piccolo esserino minuscolo. Cambiano le abitudini e gli equilibri che la coppia aveva creato e tutto questo può destabilizzarla. È fondamentale in questo momento l’empatia e la comprensione reciproca. Sono momenti difficili ma unici, che rafforzano la coppia ancor di più se vissuti bene.

Parlate, parlate tantissimo! Non tenete niente dentro! Non alzate muri! Sono quelli i veri distruttori della coppia!

È in una coppia ben salda e costituita sull’amore, sul dialogo, che il bambino cresce e lo fa in modo sereno. Sappiamo quanto i bimbi siano spugne, loro assorbono tutto!

In una coppia possono esistere (anzi guai se non ci sono) i momenti di tempeste, ma se vanno affrontati nel giusto modo, possono essere (e sono) trampolini, per rendere più bello e forte il rapporto.

I miei bimbi, di settimana, vedono il papà la sera, quando torna da lavoro. Ma sono affezionati a lui e lo amano allo stesso modo in cui amano me. Lui è una figura diversa ma allo stesso modo centrale!

I bambini, infatti, per crescere bene hanno bisogno dell’amore e della protezione di entrambe le figure, ognuna nel suo ruolo specifico. Ed il ruolo del papà è per il bambino perno fondamentale!

Lo è da piccolo e lo sarà da grande quando andrà per la sua strada. Il suo esempio e il suo amore lo accompagneranno per tutta la vita e lo renderanno forte e sicuro di sé!

A tutti i papà del mondo, grazie! Grazie di esistere!

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La solitudine delle mamme

Fare la mamma è il mestiere più bello del mondo, ma è anche il più difficile e noi tutte lo sappiamo bene. Conosciamo bene la gioia che ci pervade mista a quei momenti di stanchezza e di sclero giornalieri. Eppure non smettiamo mai di rialzarci, di riprovare, di amare sempre, di nuovo e sempre più forte. Ma ci sono dei momenti in cui facciamo maggiore fatica, quei momenti in cui siamo più vulnerabili e basta un niente per farci crollare. Chi più chi meno, ci passiamo tutte.

Perché fare la mamma è davvero roba da super eroi. Ma a volte ci succede che la stanchezza ci butta giù, che la paura di non essere abbastanza ci assale, che il dubbio di non riuscire bene ci intimorisce. Ci succede che pensiamo di non farcela, e non ci rendiamo conto che tutto ciò che dobbiamo fare è nelle nostre mani ma soprattutto nel nostro cuore. Ci succede che magari siamo circondate da un sacco di persone, ma in realtà ci sentiamo sole, non ascoltate, non capite. Ci succede che ci sentiamo in colpa per quello che stiamo provando. Ci succede che l’amore che proviamo per i nostri bambini non basta. Ci succede che il timore di fare male ci porta a fare scelte esagerate, che la paura di essere cattive madri ci fa soffrire e chiudere, che l’ansia ci fa vedere qualsiasi cosa un pericolo. Ci succede che cerchiamo di dare il massimo ma nel nostro cuore va sempre peggio. Nel frattempo ci guardiamo intorno e notiamo che le persone più care si sono allontanate. E pensiamo sia colpa nostra, perché non è facile star dietro ad una neo mamma, non è facile per lei stessa, figuriamoci per gli altri!

Ma poi un bel giorno ci guardiamo intorno e vediamo quanto è radioso il sorriso dei nostri bimbi. E allora pensiamo che in fondo non siamo così male. E allora ci guardiamo allo specchio e iniziamo a tirarci su, iniziamo a gettar via tutto ciò che è in fondo al cuore e non serve, iniziamo a sorriderci, iniziamo ad apprezzare chi ci è sempre stato accanto, iniziamo ad amarci di nuovo e forse di più, iniziamo ad accettarci per quello che siamo e ci bastiamo. E notiamo che nel frattempo i nostri piccoli dormono beati e felici. E capiamo che ci è passato un uragano addosso, è passato nel nostro corpo e nel nostro cuore, ma è stato un uragano d’amore. Ed è bastato rimanere ancorati a noi stessi e soprattutto a chi ci ama per uscirne indenni e più forti di prima.

Siamo qui mamma, se lo vuoi, sono qui mamma…

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